Domenica abbiamo trascorso con degli amici una giornata nelle zone terremotate attorno a Visso . Di questa esperienza rimane l’amicizia di Barbara e Francesco che ci hanno coinvolto in una “compassione” per questo territorio ancora più bello quando è emersa la sua fragilità. Una fragilità che non è un limite, ma la strumento attraverso cui l’umanità diviene più vera e può guardare meglio la bellezza di un luogo che c’è, della sua storia, della natura e dei volti degli uomini che la abitano. Rimane l’umanità di Gianfranco e Franca che hanno condiviso con noi l’amore per la propria terra e la sua tradizione sino a chiederci di collaborare per far ripartire la tradizione antica della processione sul Monte Bove nel giorno dell’Ascensione. La determinazione di Domenico e Ilaria nel proseguire la loro attività di ristorazione in cui si conservano i sapori antichi. La commozione di Antonella che insieme a Giuseppe ora vendono sulla strada i loro magnifici ciauscoli e che in un attimo, con uno sguardo, hanno condiviso la loro pena per lo stravolgimento vissuto e la gratitudine per una compagnia che non li abbandona. L’umanità di Lina che ha condiviso sia la pena della perdita di una casa che era il luogo dell’incontro e del ristoro della famiglia, sia la passione per il lavoro che non si è fermato, continuando a testimoniare nella delizie di una pasticceria magnifica la partecipazione ad una bellezza presente nella realtà che continua ad essere raccontata . Stare di fronte a un’umanità ferita in una condivisione povera ci aiuta a guardare le nostre ferite,a non fingere censurando il nostro desiderio, ad aprirci alla risposta ultima che la vulnerabilità della bellezza già ci fa intravedere.