Approfondimento di Massimo Valentini
pubblicato da “il Resto del Carlino” del 7 febbraio 2018
Recentemente Papa Francesco ha richiamato la necessità di una buona politica, di una politica né serva né padrona, di una corresponsabilità di tutti senza pretendere un’impossibile perfezione che nessuno può vantare. Sulla scia di questo fondamentale richiamo andiamo a ripercorrere le sfide che oggi il nostro territorio sta affrontando e che richiedono appunto una buona politica per sostenere l’epocale cambiamento della struttura socio-economica che è impetuosamente in corso. La globalizzazione negli ultimi anni è entrata nelle nostre aziende e nelle nostre case cambiando i connotati dei mercati e delle condizioni sociali. Non esistono più mercati locali protetti, l’innovazione per le nostre aziende è divenuta una leva necessaria per poter permanere sul mercato, le competenze e la mobilità nel lavoro stanno diventando condizioni imprescindibili, i sistemi di welfare stanno radicalmente cambiando, le famiglie stanno subendo lo stress di questi cambiamenti tanto che la crisi demografica anche sul nostro territorio è pesante, per non parlare delle sfide imposte dalle immigrazioni nelle nostre città. In questa situazione vediamo una parte viva della nostra realtà, uomini del lavoro, d’impresa, della società civile e delle istituzioni che sono al lavoro vivendo il sacrificio e la passione per questo lavoro di grande cambiamento, in primo luogo di sé, che sta permettendo di salvaguardare una grande tradizione lanciandola nel futuro. Questi uomini che riescono oggi a costruire hanno una caratteristica comune: il superamento di una identità autoreferenziale chiusa in se stessa e la consapevolezza che la propria crescita è legata al rapporto con gli altri con cui si collabora.
Questa soggettività è il più grande patrimonio che va salvaguardato e sostenuto in quanto non esistono scorciatoie. La ricerca delle cosiddette economie di scale, il perseguimento di accentramenti dimensionali imposti dall’ alto, non investendo invece sui processi che nascono dal basso in cui la responsabilità delle persone si esprime, non ha alcuna possibilità di successo. Per questo non c’è bisogno di una politica padrona, ma di una politica che pratichi una sussidiarietà meritocratica perché lo sviluppo per tutti è sostenuto da una meritocrazia riconosciuta. La famiglia che fa figli e assiste i propri anziani va sostenuta per la necessaria ripresa demografica e per il sostegno di un welfare nei confronti degli anziani . I sistemi formativi che generano cultura e competenze hanno necessità di maggiori autonomie e di riconosciuti sistemi paritari. Per il lavoro la buona misura del jobs act va completata con politiche attive del lavoro, mentre il piano 4.0 per l’industria e i sostegni alla digitalizzazione vanno mantenuti e sviluppati allargandoli alla platea delle micro imprese che vogliono cimentarsi in processi di innovazione e di partecipazione a reti di filiera, il tutto semplificando sempre più adempimenti fiscali e burocratici. Il terzo settore va sempre più coinvolto non perché l’ente pubblico non ce la fa , ma per l’eccellenza dimostrata dagli stessi nella gestione di determinati servizi. Anche nelle istituzioni vanno sostenuti i processi di collaborazioni tra enti rendendo sempre più selettivo il sostegno a chi attivando tali processi dimostra una migliore capacità di gestione delle risorse pubbliche. Rendere selettivo il sostegno misurando il risultato, a prescindere dalla dimensione del soggetto, è la condizione per sviluppare bene comune. Alla politica non si può non richiedere infine realismo e saggezza. Non è realistico andare oggi ad incrementare il nostro enorme debito pubblico facendo false promesse, come non è pensabile uscire oggi dall’Europa che certo va cambiata in certi aspetti, ma che comunque ormai è un dato strutturale irrinunciabile per il nostro Paese. E’ necessario infine che la politica torni a favorire sempre di più una partecipazione dei cittadini a cominciare dal ripristino della possibilità di scegliere i propri rappresentati attraverso la preferenza oppure attraverso i piccoli collegi uninominali rendendo inoltre possibile il voto disgiunto.
Occorre una buona politica, una politica né serva né padrona, in cui ciascuno, anche chi non la svolge direttamente, eserciti la propria responsabilità.