Fermo è stata investita in questi giorni dal doloroso fatto di Emmanuel, il profugo nigeriano che è rimasto vittima di una rissa scaturita da un insulto razziale. Una comunità ricca ancora di un tessuto sociale, ma lacerata in questa occasione tanto che il Vescovo della città in occasione del funerale ha richiamato la necessità della riconciliazione . Il dibattito che a Fermo sì è scatenato dopo la morte di Emmanuel non riesce ancora ad esplicitare la sfida che questa circostanza impone. E’ palesemente inadeguata la riduzione politica di quanto è accaduto che ripropone il vecchissimo schema del fascista che ha un odio razziale così come non è sufficiente la risposta che la nostra terra, ricca di tradizioni e di valori, esprime una cultura dell’accoglienza. E’ facile ridurre la portata di questo dramma, che io ho vissuto soprattutto come una provocazione personale, un fatto come questo fa capire che occorre cambiare, non basta quello che c’era prima, non è sufficiente a sostenere la sfida che sempre di più quotidianamente arriva quanto incontri per strada la supplica di un sofferente che ti chiede aiuto. In questa richiesta di aiuto spesso per sopravvivere si fa una carità che non ti compromette, magari ti metti a posto la coscienza, ma spesso non scatta quel “ebbe compassione di Lui” che generò la risposta del Samaritano all’uomo ferito incontrato sulla strada da Gerusalemme a Gerico. Il fatto di Emmanuel ha fatto emergere tutta la nostra impotenza, la nostra incapacità e il nostro bisogno. Non giustifica il condannare farisaicamente un errore, perché la sfida è personale e si gioca tutta nel quotidiano di ciascuno, perché è facilissimo condannare e poi fare l’esperienza di questa impotenza . Stare di fronte a questo impotenza si rivela però una grande risorsa perché ci fa guardare con verità noi stessi, anche noi abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di incontrare uno sguardo Misericordioso che abbracci la nostra incapacità, che affermi un nostro valore più grande dell’evidente limite. Nell’esperienza di ogni giorno questo sguardo esiste ed incide nella storia profondamente perché cambia l’io, lo rimette in moto non definito dal proprio errore. Il primo esito è che quell’ ebbe compassione di lui” è un fatto presente nell’azione di uomini che incontriamo e diventano decisivi per il nostro cammino di ogni giorno. Seguendo questo sguardo si comincia ad avere compassione e si comincia a capire che il bisognoso non è diverso da te e che soprattutto l’altro che incontri è un dono che ti arriva e che ti cambia. Anche chi sbaglia ha un valore enorme e se qualcuno lo testimonia la persona può riprendere ed essere recuperata, come accade per ciascuno perché tutti sbagliamo. Nell’esperienza della carità non esiste più chi da e riceve , ma insieme si partecipa all’avvenimento di un dono per la nostra vita. Papa Francesco ci testimonia questo e ci apre ad una nuova strada umana inesplorata, ma assolutamente pertinente al nostro bisogno umano , così diventano decisive le silenziose testimonianza di persone semplici e sconosciute che documentano non una falsa capacità , ma la posizione di chi vede nell’altro un bene per sé. Allora l’urgenza oggi non è manifestare oppure difendere lo status quo perché siamo a posto, al contrario la sfida che ci viene richiesta è quella del cambiamento seguendo qualcuno che abbraccia le nostre incapacità e ci fa così cambiare. Certamente si chiede alla politica di non perder tempo dietro al vuoto dell’apparenza e nell’interesse del paese, che richiede una collaborazione tra chi governa e l’opposizione, di porre in atto tutte quelle azioni che possano ricreare le condizioni di una stabilità nei paesi di origine che elimini alla radice la necessità della migrazione così dolorosa per chi è costretto ad intraprenderla, nonché di sollecitare l’Europa a quella solidarietà che possa generare una efficace azione comune. Tutto ciò però non sostituisce la responsabilità di ciascuno, la necessità di una cambiamento personale da perseguire che poi diviene cambiamento della nostra comunità. Questa sfida estrema diventa la grande occasione per riconoscere il nostro vero bisogno ed incrociare la risposta necessaria al nostro percorso umano.
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