Una chiesa omonima dedicata ad un figlio dei Domini contadini, minuscola, che vanta la leggenda della fiamma e della vita.
Uno sguardo che dava respiro ad Osvaldo Licini quand’era sindaco di Monte Vidon Corrado, e quando, cioè sempre, era artista in cerca di Angeli e Amalasunte. San Liberato: 15 minuti a piedi da Monte Vidon Corrado. Un percorso che il pittore copriva nei dopo-pranzo. Ai suoi occhi non sfuggiva la chiesuola di san Gagliano, su un cucuzzolo anch’essa, ma più in basso, e sul versante opposto al Tenna. Da san Gagliano, diventata luogo di feste, balli, ritrovi e forse anche di preghiere, si snoda un percorso che traversa Monte Vidon Corrado, Montappone per toccare Massa Fermana. Sino alla Selva, il paesaggio è di verde intenso. Nella Selva, di vegetazione fitta. Bosco vecchio, anzi antico, prossimo ad un convento che fu dei seguaci del “Poverello”, comunale oggi, di spiritualità francescana ieri. Vi passarono negli stessi anniSan Bernardino da Siena e san Giacomo della Marca, toscano il primo, di Monteprandone il secondo. Prima d’esser santo, Giacomo fu giurista “insigne”. Redasse un gran numero di statuti comunali. S’era al bel tempo delle autonomie vere. Ma non fece solo questo. E quel che fece lo accomunò al confratello senese e alla riflessione francescana sui danari in prestito. Entrambi fondarono Monti di pietà, banche anzitempo, che davano senza chiedere, roba strana, roba vera, roba oggi necessaria. L’odierno Papa Francesco avrebbe detto: impegno per le periferie più povere. Un Monte pure a Fermo. San Giacomo ha un santuario a Monteprandone. Ed una Fondazione con base aPorto San Giorgio e operatività in tutta la regione. Lo scorso anno s’occupò di città abitabili, città vivibili. Un convegno alla facoltà di Economia, ad Ancona, accese riflettori di stampa e istituzioni. Si replica quest’anno, il 30 prossimo, stavolta a Ingegneria. Tema scottante: quale università, quali laureati, quale lavoro. Un incontro tra università, imprese, giovani. Sussidiarietà orizzontale. Concretezza. Come i Monti di pietà, come quelli Frumentari.
San Giacomo porta dritti al Duomo di Fermo, dov’è custodita la sacra icona del IX secolo, pegno e speranza di pace con Ascoli Piceno. Era la metà del 1400… Arrivano turisti da tutto il mondo. Il Libro d’oro è ricco di menzioni
Personaggi, storie, intuizioni. E legami. Che vuol dire anche turismo e commercio. La Cultura farebbe guadagnare, se solo ci credessimo. I gemellaggi, ad esempio. Saporoso Matteucci, fermano, fu capitano di ventura e architetto. Fortificò Ragusa, la Dubrovnik attuale, Dalmazia per noi, Croazia (del sud) per loro. Sabato scorso la Carifermo ha aperto il di lui Palazzo. Fermo chiama Dubrovnik.
Nel Museo diocesano spicca la Casula di Thomas Becket. Fu lavorata finemente dai Mori di Spagna. La indossò l’arcivescovo di Canterbury, che fu ucciso dai sicari di re Enrico. Sua madre la donò al compagno di studi del figlio a Bologna, il vescovo di Fermo, Lupo. Fermo chiama Canterbury. Altro legame.
A Kilkenny in Irlanda ci sono edifici pubblici e privati intitolati al cardinal Rinuccini, fermano, spedito dal Papa nel 1600 per sostenere gli irlandesi. Fermo chiama Kilkenny. Ancora un legame. Ed un respiro. Ampio.
Adolfo Leoni