Dylan può apparire strano e pesante… come strano e pesante è sentire il proprio cuore che batte e rendersi conto che si è vivi…Ma poi, quando ti chini ad ascoltarlo non chiuso in te stesso, ma nel rapporto con chi ami, sentire il cuore che batte per qualcosa che c’è ed è presente, ti fa arrivare quasi alla commozione.
Ieri sera c’è stato tutto questo al “CL75” (nomen omen), durante lo splendido percorso che ci ha proposto Gigi Bagalini sul “suo” Bob Dylan. “Suo” perché dalle parole e dai pensieri che ha voluto condividere con noi presenti, ciò che è emerso è stato l’appassionato rapporto personale che lega lui, un uomo “qualunque”, uno di noi, con la poesia e la voce “splendida” di uno dei più grandi geni del ‘900 e forse dell’intera storia culturale americana e mondiale: un rapporto familiare e tra amici, perché in fondo ciò che lega un “mito” dell’America a ciascuno di noi è proprio quella vibrazione del cuore che ci anima tutti, anche se distratta dalla noia e dalla fatica quotidiana, ma che in tutti prima o poi, almeno una volta accade di fronte a un’esperienza di umanità capace di svelare la propria natura. Quindi “suo”, ma ormai anche “nostro”.
Gigi nella sua introduzione ci ha detto: “Dylan era un uomo letteralmente salvato dall’amore a sua moglie”. E proprio questo Amore che definisce ogni riga di poesia e ogni piega della voce, traspariva negli ascolti proposti: pezzi “difficili”, a volte non non noti e di un genere e con un interpretazione apparentemente “non familiare”. Ma è bastato seguire il filo rosso che ha legato la serata (le citazioni di Giussani, Carròn e dello stesso Dylan, insieme ai giudizi appassionati e personali di Gigi) e farsi provocare da quel rapporto che ci appariva avanti, per scoprire che “veramente Dylan ha una bella voce” e non perché dotato di acuti particolari, ma perché la sua, è la voce di un uomo che quando canta sa ciò che canta, perché quello che canta è un giudizio che nasce da quella vibrazione del cuore che può sorgere anche dal dolore: un desiderio di Bellezza che unica può essere “riparo dalla tempesta”, come diceva sempre una canzone di Dylan (Shelter from the storm), guarda caso del 1975! Grazie ancora e… mi raccomando… che ci sia la prossima!
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