Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, anticipa in una intervista concessa a Michele Brambilla per la Stampa alcuni temi che saranno affrontati al prossimo Meeting di Rimini (18-24 agosto) e accetta di parlare degli argomenti più importanti dell’attualità, dalla condanna di Berlusconi all’ipotesi di una fine delle larghe intese e del governo Letta.
EMERGENZA UOMO. Il problema numero uno, secondo l’esponente di Comunione e liberazione, è che «siamo ancora ostaggi delle ideologie» nonostante il Novecento sia finito da un pezzo. Qualche esempio? «Penso al giustizialismo: l’idea di dividere il mondo in buoni e cattivi. Penso al culto del demiurgo: il capo che mette a posto tutto. Penso al nichilismo gaio: basta non avere pensieri per andare tutti d’accordo». Insomma, un po’ a tutti i livelli, politico, economico e sociale, «si dimentica che prima di tutto c’è l’uomo», dice Vittadini. Proprio da qui la scelta del titolo del Meeting di quest’anno, Emergenza uomo.
LA CRISI E LA FINANZA. Non si tratta di massimi sistemi ma di «una questione maledettamente concreta», continua il presidente della Fondazione per la sussidiarietà: l’uomo «non riesce più a osservare la realtà e a giudicarla». Un’incapacità lampante nel caso dell’economia, per esempio: «La crisi è figlia di un’ideologia: “La Finanza ci salverà”. Si ricorda quando tutti dicevano così? Improvvisamente si scopre che non è vero. Ma perché non ce ne siamo accorti prima? Perché non abbiamo usato la ragione». Idem per la crisi politica: «Per anni siamo andati avanti a dire che lo Stato avrebbe messo a posto tutto. Poi ci siamo accorti dei debiti degli Stati sovrani».
GLI INCONTRI A RIMINI. L’ideologia che blocca le risorse positive del paese, insiste Vittadini, è «mettere le proprie convinzioni sopra alla realtà». Una tendenza venefica che al Meeting sarà affrontata «un po’ in tutti gli incontri: penso a quello con il professor Carozza e Weiler sui discorsi di Benedetto XVI; a quello con John Waters, editorialista di The Irish Times; alla presentazione della traduzione in lingua inglese del libro di don Giussani sulla Teologia protestante americana». E anche all’incontro inaugurale sull’unità dell’Europa: «Il tema dell’Europa – spiega l’intervistato – ha a che fare con le ideologie. Solo superando le ideologie del nazionalismo si può arrivare a quell’Europa unita che avevano in mente i suoi fondatori». Un’occasione «per rilanciare valori alti della politica» a cui hanno deciso di aderire il premier Letta e il presidente Napolitano (via videomessaggio).
LARGHE INTESE A OLTRANZA. Che l’emergenza uomo sia un problema che riguarda la vita quotidiana di tutti lo dimostreranno al Meeting anche gli stessi ministri invitati: «Giovannini, Carrozza, Delrio, Cancellieri, Alfano, Lupi, Mauro… Parleranno tutti di temi concreti, non di prospettive politiche», annuncia Vittadini. E a proposito del governo Letta, aggiunge il professore, «sono per la sua continuazione a oltranza. Siamo come in guerra, e abbiamo bisogno di una continuità di governo». Anche sulle larghe intese, insomma, è tempo di mettere da parte le ideologie: «È chiaro che stare insieme comporta, per ciascuno, la rinuncia a qualcosa. Ma non credo che nel 1946 le contrapposizioni ideologiche fossero minori. Eppure, ci si mise insieme per uscire dalla crisi».
GARANTIRE L’AGIBILITÀ AL CAVALIERE. Vittadini parla anche della condanna comminata al leader del centrodestra: «Sono d’accordo sul fatto che le sentenze vadano rispettate ed eseguite. Ma sono anche convinto che, nel rispetto della sentenza, a Berlusconi possa essere garantita l’agibilità politica», dice. E questo perché, pur non essendo riuscito a realizzare la promessa «rivoluzione liberale», e non solo per colpe altrui, il Cavaliere rappresenta un «bisogno» che «c’è ancora: è la liberazione dallo statalismo». Così come, prosegue Vittadini, a prescindere dalla sentenza Mediaset e dalla figura di Berlusconi, bisogna riconoscere l’esistenza di un’emergenza giustizia: «Continuare a collegarlo a lui vuol dire non volere affrontare la questione. Una riforma della giustizia va fatta: in modo equilibrato, bipartisan, ma va fatta. E subito. L’ha detto anche Napolitano».
FORMIGONI RIVOLUZIONARIO. Vittadini respinge gli «estremismi» anche su Roberto Formigoni: no a «chi dice che gli errori personali non c’entrano con la politica» e no a «chi vorrebbe buttare via anche il bambino con l’acqua sporca». Dopo l’epilogo della sua quasi ventennale presidenza della Lombardia, l’ex governatore, giunto alle dimissioni per la crisi politica seguita alle inchieste della magistratura milanese, quest’anno parteciperà al Meeging per la prima volta «non come relatore». La sua “era” al Pirellone è stata «il miglior esempio di rivoluzione liberale applicata in Italia. Su scuola, sanità, aiuto alle imprese…», osserva il presidente della Fondazione per la sussidiarietà. «Ha commesso reati? Verificherà la magistratura. Ma eventuali errori non devono impedirci di vedere se la Regione ha funzionato».
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