di Massimo Valentini
Pubblicato da il Resto del Carlino
domenica 23 luglio 2017
Nella nostra regione i cambiamenti nella geografia della presenza bancaria sono ancora in corso e ne stanno ridisegnando i caratteri strutturali. La crisi di Banca Marche e delle altre banche che ha portato all’operazione di assorbimento da parte di Ubi Banca, i processi di accorpamento tra varie banche di credito cooperativo ancora in corso, i 1300 esuberi di personale solo nell’operazione Banca Marche, la prossima chiusura di molti sportelli, l’assorbimento di Veneto Banca da parte di Banca Intesa, sono i segni di questa profonda ristrutturazione. Che cosa ci dice tale storico cambiamento?
Ci dice in primo luogo che le governance bancarie che non sono idonee a guidare una impresa bancaria nel difficile mercato di riferimento vengono spazzate via in tempi brevi, che tale inadeguatezza viene scaricata sulla collettività locale che paga le conseguenze di questa crisi attraverso le perdite di chi aveva investito in azioni e obbligazioni subordinate di tali banche, attraverso la perdite dei posti lavoro, attraverso l’azzeramento dei consistenti patrimoni delle Fondazioni Bancarie finalizzati ad investimenti sociali e attraverso la conseguente restrizione creditizia che ha colpito le nostre imprese con rating medio o basso. La polarizzazione all’interno del sistema bancario è evidente e vede da una parte un blocco di banche in grave difficoltà che vede le fusioni come un ancora di salvezza nel breve termine e altre banche che invece accettano la sfida del mercato, continuano ad innovare affermando la cultura della centralità del cliente e che non accettano processi di fusioni che uniscono debolezze , al contrario valutano accorpamenti solo se sono un evidente rafforzamento del proprio gruppo come abbiamo visto nei processi di accorpamento che hanno riguardato Banca Marche e Veneto Banca per rimanere nel nostro territorio regionale. Tale mutamento di scenario chiede un profondo cambiamento anche alle nostre imprese che sono chiamate a rinnovare radicalmente i paradigmi di rapporto con le banche, a cambiare i criteri e gli strumenti della gestione finanziaria e le modalità di rappresentazione della situazione aziendale. Chi lo sta facendo sta già ottenendo dei risultati importanti, chi si attarda nel lamento senza operare le necessarie innovazioni nella gestione d’impresa non avrà più tempo per recuperare la situazione aziendale ed è destinato ad uscire dal mercato. Certamente uno dei cambiamenti strutturali del sistema finanziario che in prospettiva sarà sempre più evidente è la perdita delle centralità della banca per quanto riguarda la finanza d’impresa. Le nostre imprese nella gestione finanziaria avranno sempre più bisogno di un supporto integrato che oltre alla banca dovrà prevedere la necessaria ricapitalizzazione delle imprese e il ricorso ai nuovi strumenti che possono trovare capitali interessati ad intervenire direttamente nelle imprese. Le forti innovazioni che stanno interessando anche il sistema finanziario offrono nuove ed interessanti opportunità attraverso il Fintech e i nuovi strumenti di finanza alternativa che permettono di reperire direttamente sul mercato capitali di prestito o di rischio necessari allo sviluppo dell’impresa sia piccola che grande. Oggi quello che è richiesto per crescere, sia ai banchieri che agli imprenditori, è una umiltà nell’apprendere le opportunità del nuovo che avanza, umiltà che apre a relazioni in cui imparare. Chi è chiuso nella sua presunzione oggi non ha alcuna possibilità di farcela e non ci sarà fusione o accorpamento che potrà salvare.