Non so se ne abbiamo la percezione, ma stiamo attraversando un frangente decisivo della storia d’Italia.
L’opportunità data dai fondi del programma Next Generation Eu , comunemente chiamato Recovery Fund, ha una duplice valenza. Gli ingenti fondi che arriveranno per 2/3 sono debito a basso costo che comunque dovrà essere restituito dalle generazioni future. La possibilità di restituzione, salvaguardando la sovranità nazionale, dipenderà esclusivamente se tali fondi saranno utilizzati per la crescita competitiva del sistema paese.
Lo aveva già chiaramente espresso alcune mesi fa Mario Draghi. Lascia sgomenti che l’attuale tensione politica sorge dalla constatazione che il recovery plan, presentato senza alcun dibattito interno ed esterno, è un collage di vecchie progettualità, anche micro, o nella linea imperante dei bonus, accorpate senza criteri selettivi. Il conflitto politico insorto e la conseguente modifica del piano da presentare all’Europa non sappiamo dove ci porterà, ma è certo che non possiamo assolutamente permetterci, soprattutto come responsabilità nei confronti delle generazioni future, che la politica continui ad essere quello che recentemente Sabino Cassese ha stigmatizzato sul Corriere della Sera:
” Come si spiega questa apoteosi del corporativismo in salsa populista? La chiave l’ha fornita qualche anno fa il nostro maggior sociologo, Alessandro Pizzorno, riprendendo da Bagehot la metafora del teatro, sul cui palcoscenico si svolge la funzione gladiatoria dei partiti e prevale la politica simbolica, mentre dietro le quinte agiscono gli interessi concreti e i soggetti che ne sostengono le domande, brokers, lobbies e organizzazioni di categorie, in un circuito coperto, dominato dagli interessi a breve termine.”
La presente grave circostanza richieda una responsabilità di tutti per il bene comune, certamente in questo momento da parte della politica, ma anche di ciascuno che può cambiare o avallare questa “apoteosi del corporativismo in salsa populista” che guarda al breve termine per sé e non al futuro di tutti.
Massimo Valentini