L’articolo di Massimo Valentini pubblicato dal Corriere Adriatico del 29.5.2021
Le opere infrastrutturali fisiche contenute nel PNRR riguardano marginalmente la Regione Marche, occorre pertanto porre alcune riflessioni sul perché di questo risultato così deludente. E’ ingiusto addossare le colpe al decisore in quanto i criteri di redazione del PNRR sono stati formulati in sede europea e coerentemente ha lasciato spazio solo a progetti con determinate caratteristiche. Possiamo dire che alla prova del PNRR è uscita sconfitta una impostazione politica che da più di un decennio si è concentrata sui microprogetti disinteressandosi delle grandi progettualità che richiedevano una visione strategica di lungo periodo.
Nei decenni scorsi la ricerca di un consenso politico nel breve periodo ha visto proliferare una serie di piccole progettualità scollegate tra di loro che in larga parte sono rimaste sulla carta aggravando enormemente il ritardo infrastrutturale della nostra Regione. E’ ormai evidente che risultati tangibili nel campo infrastrutturale possono oggi essere ottenuti solo su progettualità complesse che riguardano diverse regioni e che richiedono un lavoro preparatorio di lungo periodo, superiore certamente ai 5 anni della legislatura dell’amministratore di turno. Da questo punto di vista nell’ultimo tempo si nota un cambio di passo che potrebbe preludere ad una nuova fase. Un’opera che non è stata mai presa in considerazione appunto perché richiedeva una visone strategica di lungo periodo è quella del completamento del Corridoio Adriatico, la connessa realizzazione dell’alta velocità con arretramento della ferrovia e realizzazione nel vecchio tracciato della metropolitana di superficie e di una pista ciclo pedonale. Opere fondamentale per lo sviluppo futuro della Regione.
Nello scorso mese di Ottobre le Regioni Abruzzo, Marche, Molise e Puglia hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per raggiungere l’obiettivo del Corridoio Adriatico chiedendone l’inserimento nella nuova programmazione delle TN-T Europee per l’estensione della rete adriatica da Ancona a Bari. La Regioni Marche ha inoltre recentemente richiesto al Governo e a RFI uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’alta velocità e dell’arretramento. La realizzazione del Corridoio Adriatico potrebbe favorire infatti la realizzazione dell’alta velocità da Bologna a Bari, l’arretramento della ferrovia nel tratto da Pesaro a Termoli che attualmente passa a ridosso del mare creando gravi problemi ambientali, la realizzazione nel vecchio tracciato ferroviario di una metropolitana di superficie a servizio regionale e di una pista ciclo pedonale fondamentale per lo sviluppo turistico delle Regione adriatiche. Uno studio di fattibilità che dovrà essere basato sui moderni criteri dell’impact investing, ovvero quelli che non calcolano solo i costi diretti dell’opera, ma che quantificano anche i ritorni reddituali nei pil regionali, i risparmi di costi ambientali che la realizzazione permetterebbe, nonché le catture di valore che potrebbero esserci andando a recuperare spazi per uno sviluppo turistico-commerciale in parte dei sedimi delle stazioni ferroviarie , tutte situate nei centri cittadini della costa a breve distanza dal mare. Il vecchio tracciato sarebbe infatti adibito esclusivamente per il servizio di metropolitana di superficie e per una pista ciclo pedonale, permettendo così di pianificare una valorizzazione di parti delle aree delle attuali stazioni.
Questa fase nuova nelle politica delle infrastrutture va decisamente sostenuta in quanto si cimenta su un progetto complesso che può costituire un punto di svolta nello sviluppo della Regione, stringendo importanti alleanze territoriali che possono interloquire adeguatamente con gli Enti decisori preposti. Si passa così dalla retorica del ritardo infrastrutturale della Regione all’avvio di un processo che oggi non può che avere come obiettivi primari l’inserimento del Corridoio Adriatico nella reti europee e la richiesta del progetto di fattibilità per l’arretramento e l’alta velocità.
Le prossime generazioni, il loro futuro e la loro qualità della vita dipendono solo da chi afferma oggi una visione strategica di lungo periodo perseguendola tenacemente.